Il terribile attacco di Hamas ad Israele del 7 Ottobre scorso ci ha fatto ripiombare di nuovo in un atroce scenario di guerra, quando ancora il conflitto tra Russia e Ucraina è lungi dal trovare una soluzione. L’Unione europea si trova di fatto “circondata” da guerre e tragedie umanitarie sia ad Est che a Sud. Eppure, nonostante l’efferatezza degli attacchi dei terroristi di Hamas, la voce dell’Europa non si è sentita; anzi, abbiamo assistito a interventi contraddittori e a balbettii che rivelano tutta la debolezza e l’impotenza della politica estera europea, come nel caso dei fondi umanitari prima annunciati, poi no, poi sì.
La posizione del Partito democratico e della Segretaria Elly Schlein è invece chiara; è necessario condannare gli attacchi barbari di Hamas e appoggiare il diritto sacrosanto di Israele di difendersi, ma non si può confondere una organizzazione terroristica come Hamas con i civili palestinesi. Semmai, i rifugiati palestinesi sono vittime del fanatismo religioso di Hamas e Hamas va sconfitta definitivamente. Aver massacrato 260 ragazzi che festeggiavano pacificamente la fine delle vacanze è una barbarie che poco ha a che fare persino con una guerra; è un attacco terroristico che ricorda l’11 Settembre americano.
Ciononostante, i rifugiati palestinesi non possono essere lasciati senza acqua ed elettricità e senza vie di fuga, azioni per le quali Amnesty International ha espresso una ferma condanna. Fortunatamente è notizia recente che Israele ha riaperto le condutture dell’acqua nel sud di Gaza dopo un blocco durato quasi una settimana. Serve sottolineare come il governo di unità nazionale di Benjamin Netanyahu sia fragile in questo momento, con un recente sondaggio pubblicato dal Jerusalem Post che riporta che l’86% degli intervistati attribuisce la responsabilità diretta dell’attacco di Hamas a Netanyahu, con una maggioranza di questi che dichiara che si dovrà dimettere subito dopo la conclusione della guerra. Insomma, Israele è un paese che si è trovato impreparato di fronte a questi orrori e che risulta profondamente diviso, con oltre due milioni di cittadini scesi in piazza e una situazione davvero delicata da gestire. E bene ha fatto Biden, precipitatosi a sostenere Israele, a chiedere a Netanyahu di non fare gli errori che gli Stati Uniti hanno fatto dopo l’attacco alle due torri.
Aspettiamo ora che l’Europa dica la sua; che trovi il modo di rafforzare la politica estera e di parlare con una voce sola. Per ora l’Unione sembra ancora un gigante dai piedi argilla, strattonato dagli Stati Uniti a Ovest e dalla Cina a Est. Speriamo che con le prossime elezioni e il prossimo mandato, si possa affrontare questo nodo imprescindibile; una politica estera e una politica di difesa e sicurezza vere ed efficaci. Per evitare di essere un grande progetto economico, ma un debolissimo progetto politico.