Giovedì 11 Maggio sono intervenuta in aula a Strasburgo, durante la sessione plenaria, . Una proposta shock per alcuni versi, perché mette a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro in Europa con conseguenze molto negative anche sulla qualità del cibo e sulla filiera ristorativo-turistica. Ho deciso di intervenire perché conosco bene i territori della costa romagnola e della costa del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia. E ho visto da vicino i metodi con cui i pescatori di quelle zone praticano l’attività della pesca da centinaia di anni.
Nessuno mette in discussione, come è ovvio, l’obiettivo della sostenibilità ambientale e della difesa dei mari e degli oceani, ma non si possono imporre norme e regole che non tengono conto della realtà dei fatti.
La piccola pesca a strascico, infatti, non incide sull’inquinamento e sulla distruzione degli eco-sistemi così come si pensa, sono semmai i grandi armatori e le grandi industrie i soggetti maggiormente colpevoli di un impatto negativo; non si possono dunque mettere sullo stesso piano i piccoli e i grandi senza alcuna differenziazione. Inoltre, la Commissione europea non ha ancora presentato una Valutazione di impatto delle misure formulate ed è bene che lo faccia, prima di introdurre norme così radicali.
Con la proposta della Commissione si rischia infatti di punire solo i piccoli pescatori e le loro famiglie, persone che hanno investito una vita nella pesca con enormi sacrifici e che oggi avrebbero grandi difficoltà a riconvertirsi e a trovare un’occupazione in altri settori. Non possono tra l’altro da diversi anni nemmeno accedere ai finanziamenti strutturali europei.
Avremo anche un contraccolpo notevole sulla qualità del cibo, come si diceva, che i piccoli pescatori sono in grado di preservare e mantenere grazie alla profonda conoscenza che hanno delle acque in cui pescano e grazie al rispetto del “proprio” mare che è fonte diretta del loro sostentamento.
Insomma, se guardiamo ad esempio all’Emilia-Romagna stiamo parlando davvero di numeri molto contenuti, che non avrebbe senso cancellare completamente; 200 imbarcazioni per 100 km di costa. Difficile pensare che siano due pescherecci per chilometro a rovinare i fondali e l’intero ecosistema marino. Auspico dunque, insieme alla grande maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento, che la Commissione europea ascolti le nostre posizioni e possa giungere a strategie più equilibrate. In caso contrario, il livello di sfiducia di questi operatori del mare nei confronti dell’Europa crescerà ulteriormente.