Giovedì 30 marzo 2023, il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria a Bruxelles, ha votato a favore dell’accordo interistituzionale raggiunto in sede di trilogo sulla Direttiva Equal Pay for Equal Work. Si tratta di un passo di estrema importanza per il raggiungimento della parità di genere in ambito lavorativo in Unione europea. 

Il divario retributivo di genere in UE è infatti ancora troppo alto. In media le donne europee guadagnano il 13% in meno degli uomini. A livello occupazionale, i dati sono altrettanto preoccupanti: nel 2021, il 78,5% degli uomini in UE aveva un’occupazione, a fronte del 67,7% delle donne, registrando così un divario occupazionale del 10,8%. Questo divario è dovuto da molteplici fattori: sovrarappresentazione delle donne in settori lavorativi relativamente poco remunerativi, disparità tra lavoro retribuito e non retribuito, soffitto di vetro in ambito dirigenziale e discriminazione salariale. 

Nonostante la parità di retribuzione sia iscritta nei Trattati (art. 157 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea), l’attuazione di questo principio in Europa rimane ancora una sfida. La proposta di Direttiva vuole dunque rafforzare questo principio attraverso tre aspetti principali: una migliore trasparenza delle dinamiche salariali, un’applicazione facilitata del concetto di parità di guadagno per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore e un rafforzamento dei meccanismi di applicazione. 

Nello specifico, in base alle misure di trasparenza retributiva, le persone in cerca di lavoro avranno diritto a ricevere informazioni sulla fascia salariale a cui aspirano, mentre i dipendenti avranno il diritto di chiedere al proprio datore di lavoro informazioni disaggregate per sesso sul guadagno medio di altri lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore. Dall’altro lato, i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti dovranno riferire sul gap salariale di genere ed effettuare una valutazione delle retribuzioni se il divario supera il 5% e non appare giustificabile.

Il messaggio che arriva dall’UE è quindi forte e chiaro: stesso lavoro significa stessa remunerazione, indipendentemente dal genere!