Una grande novità di queste settimane è il lavoro che stiamo facendo in commissione affari sociali sulla direttiva per la trasparenza salariale. Qui l’Europa è veramente una pioniera della parità di genere, imponendo alle grandi aziende una riflessione sul divario salariale tra uomini e donne. La proposta europea stabilisce che un lavoratore può chiedere alla propria azienda il salario medio dei dipendenti uomini e donne che abbiano lo stesso lavoro, in modo che, se esiste, sia esposto il divario salariale. È un ottimo modo per dare più potere contrattuale alle donne sul posto di lavoro, fornendo loro gli strumenti per portare la propria paga sul livello dei colleghi uomini.
E ce n’era davvero bisogno: Il divario retributivo di genere nell’UE è del 14,1% ed è cambiato solo in minima parte nell’ultimo decennio. Significa che le donne guadagnano in media il 14,1% in meno all’ora rispetto agli uomini. Questo in parte è dovuto ai settori diversi di occupazione, ma lo si deve anche alla discriminazione di genere, per cui l’uomo ha uno stipendio più alto della donna a parità di lavoro. Visto che l’occupazione femminile ha subito un duro colpo durante la pandemia, abbiamo il dovere di intervenire con forza sostenendo il lavoro delle donne.
Come Gruppo dei socialisti e democratici vogliamo rendere la proposta europea più ambiziosa, chiedendo alle imprese di verificare periodicamente i livelli salariali e rendicontarli. La prevenzione in questi casi funziona meglio e crea meno problemi del contenzioso legale tra lavoratore e impresa. Allo stesso tempo, cercheremo di trovare un giusto equilibrio, così da fare attenzione alle necessità delle piccole e medie imprese, per evitare di imporre procedure burocratiche eccessive sulle loro spalle.