Le elezioni europee del 2019 hanno registrato il tasso di partecipazione più alto degli ultimi 20 anni pari al 50,6% (nel 2014 erano stati il 42,6%), segnalando inoltre un considerevole aumento dell’affluenza fra le persone sotto i 39 anni (passate dal 35% delle elezioni del 2014 al 47% del 2019).
I nostri cittadini hanno dimostrato voglia di partecipare e chiedono una maggiore democrazia diretta per dire la loro anche sulle decisioni che vengono prese a Bruxelles. La Conferenza sul Futuro dell’Europa sarà una grande occasione di riflessione su come rinnovare le nostre istituzioni.
Per questo, penso sia necessario che la delegazione europea del Partito democratico metta sul tavolo della discussione due proposte importanti di modifica delle nostre regole del gioco: rafforzare il sistema degli Spitzenkandidat e abbassare l’età elettorale per le elezioni europee a 16 anni.
La prima proposta consentirà ai cittadini europei di avere maggiore influenza sulla scelta del Presidente della Commissione europea, che stabilisce le linee guida generali per i successivi cinque anni e che ha un ruolo chiave nell’attuazione delle politiche comunitarie. Con questo sistema, ciascun partito nominerebbe un capo-lista attraverso le rispettive procedure (primarie, congressi, ecc.), che poi sarà indicato a tutti gli elettori quando si troveranno a votare i candidati di quel partito. In realtà questo sistema era stato adottato in occasione dell’elezione di Juncker, ma era naufragato negli accordi intergovernativi del giugno 2019, che portarono all’elezione di un candidato popolare, Ursula Von der Leyen, ma non quello che era stato presentato ai cittadini prima delle elezioni europee. Credo sia arrivato il momento di rendere vincolante, mettendolo per iscritto nei nostri Trattati, il sistema dello Spitzenkandidat.
La seconda proposta, quella di abbassare l’età elettorale per le elezioni europee richiama quella in discussione in Italia sul voto per Camera e Santo, rilanciata dal nostro Segretario, Enrico Letta. Il Senato ha già approvato la riforma costituzionale che consentirà ai 18enni di votare anche per la seconda camera e, se non vi sarà come pare richiesta di referendum questa importante innovazione diventerà presto realtà; ad essa potrebbe aggiungersi il voto ai 16enni benché in Italia il dibattito sia ancora gli inizi.
Con riferimento alle elezioni europee risulta molto evidente il nesso tra giovani generazioni e partecipazione al progetto europeo. Come abbiamo visto nel 2019, ma anche nel referendum della Brexit, i giovani credono fermamente nel progetto politico europeo, sono i più europeisti tra le diverse categorie anagrafiche ed e’ dunque giusto aprire al loro coinvolgimento. Le principali sfide del futuro non potranno essere disgiunte dai chi poi le dovrà fronteggiare e gestire.
Nei prossimi mesi e nel quadro delle discussioni della conferenza sul futuro dell’Europa, dovremo affrontare delle battaglie molto impegnative per rinnovare il nostro assetto istituzionale, partendo dalle due proposte che ho indicato. Non sarà facile trovare una maggioranza degli stati membri per avviare un processo di riforma ambizioso; d’altra parte, non possiamo permetterci di perdere questa occasione storica.