Dopo un anno di pandemia i dati ci dicono chiaramente che le donne sono le più penalizzate dalla crisi economica. A dicembre 2020 sono stati persi 101mila posti di lavoro, di cui 99mila quelli occupati da donne. Il lockdown ha colpito i settori a prevalenza femminile, come ospitalità, cura, abbigliamento e sono stati penalizzati i lavoratori precari, anche qui principalmente le donne. Inoltre la presenza continua dei bambini a casa e la necessità di prendersi cura dei propri anziani ha aumentato le difficoltà, e ha reso quasi impossibile la conciliazione tra vita e lavoro. Insomma, molte conquiste degli scorsi decenni verso la parità di genere sul posto di lavoro sono a rischio.

Con Next Generation EU abbiamo la possibilità di ripartire e rimettere le donne al centro dell’agenda politica italiana. La mia esperienza in Europa mi dice che le donne sono protagoniste del progetto europeo. Il segno più tangibile in questo senso è la direttiva sulla trasparenza in busta paga, pubblicata qualche settimana fa dalla Commissione europea. È una misura che aspettavamo da tempo, perché può davvero portarci verso il principio cardine delle politiche per l’uguaglianza sul lavoro: stesso lavoro, stessa paga. Ancora oggi le donne sono pagate il 16% in meno degli uomini, pur avendo molto spesso un livello di scolarizzazione superiore. La differenza si vede anche nei nostri posti di lavoro, dove due dipendenti con lo stesso titolo hanno salari diversi a seconda che siano donne o uomini.

In Commissione Affari Sociali siamo al lavoro per assicurare che questa direttiva venga approvata, per remunerare adeguatamente il lavoro delle donne