Il 2 febbraio Alexei Navalny è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione dal Tribunale di Mosca. Era tornato in Russia dopo cinque mesi di cure in Germania a seguito del tentativo di avvelenamento subito e su cui ancora le autorità russe dovrebbero fare luce. La sua condanna è l’ennesima ingiustificata violazione dei diritti individuali fondamentali da parte del governo russo. Milioni di cittadini russi sono scesi in piazza in questi giorni, per protestare contro il regime autoritario di Putin e chiedere la scarcerazione di Navalny. La risposta del Cremlino è stata una massiccia e violenta repressione di ogni forma di protesta e opposizione politica.

La delegazione parlamentare sulle relazioni UE-Russia, di cui sono membro, ha organizzato numerosi incontri con esperti, professori, politici – come Vladimir Milov, ex ministro russo, e persino Navalny stesso. Abbiamo raccolto più informazioni possibili, con l’obiettivo di avere un quadro più completo e poter formulare una strategia efficace in risposta i crimini russi.

Da anni ormai, il governo rappresentato da Vladimir Putin reprime ogni tipo di opposizione politica e di principio democratico. Gli oppositori politici vengono perseguitati, estromessi o incarcerati e a volte persino uccisi, la partecipazione alla vita politica e il diritto di voto sono negati a una fetta consistente della popolazione, giornalisti, attivisti e ONG vengono messi a tacere. L’Unione Europea deve dare una risposta chiara, unanime, forte, e condannare le azioni criminali commesse dalla Russia: è importante che i cittadini russi sappiano che l’Unione è vicina a loro e rifiuta con fermezza il potere repressivo di Putin.