La pandemia ha messo in evidenza la fragilità delle categorie più vulnerabili, in particolare i malati che non si sono potuti recare in ospedale per ricevere le cure di cui necessitano. Per questo sono contenta dell’incontro organizzato mercoledì 3 febbraio con l’Assistenza Nazionale Tumori (ANT), l’associazione con sede a Bologna che in oltre quarant’anni di attività ha fornito assistenza domiciliare a oltre 125.000 pazienti.
La Presidente di ANT Raffaella Pannuti ha presentato il proprio lavoro durante la pandemia, essenziale per raggiungere molte persone che a causa del virus non potevano lasciare casa. Assieme a lei sono intervenute anche la mia collega Alessandra Moretti, Antonella Cardone, direttrice della coalizione europea dei pazienti di cancro, Sanna Ahola del Network Europeo delle Istituzioni per i Diritti Umani, Luciana Neamtiu della Commissione europea e Licia Boccaletti di Anziani e Non Solo, una cooperativa di Carpi impegnata nella cura delle categorie fragili.
L’incontro ha cominciato un dialogo proficuo, che spero continui nei prossimi anni. Il modello di cura di ANT è incentrato sul benessere della persona e dei suoi bisogni. Potrebbe essere un modello utile anche per la politica europea sulla lotta al cancro, un ambito nuovo per l’UE ma che deve poter avere un futuro importante nella sanità europea. Proprio lo stesso giorno, 3 febbraio, la Commissione ha presentato lo European Beating Cancer Plan, un piano organico che si occupa della lotta al cancro in tutte le sue dimensioni, dalla prevenzione al trattamento al sostegno a chi si prende cura dei malati. Il 4 febbraio è la giornata mondiale della lotta al cancro, l’incontro e il piano europeo mi sembrano degli ottimi modi di impegnarsi contro questo male.