La prima plenaria autunnale del Parlamento europeo ha ospitato Ursula von der Leyen, la Presidente della Commissione. Come ogni anno, ha spiegato le priorità della Commissione per i prossimi mesi nello State of the European Union. C’è molto di cui possiamo essere contenti nel suo discorso.
Innanzitutto l’Europa vuole essere più forte sulla sanità. Finora è stata una competenza dei governi nazionali, ma il Covid-19 ha esposto le debolezze di un sistema sanitario frammentato e ineguale. Ora invece la Commissione vuole rafforzare il programma EU4Health, la risposta comune europea alla pandemia, con nuovi fondi e competenze. Verrà creata una nuova agenzia europea dedicata alla ricerca biomedica per unire le risorse della ricerca di tutta Europa, e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie avrà un ruolo centrale nel coordinamento dei sistemi sanitari contro le epidemie. È un passo importante per un’Europa che era stata troppo timida sulla salute dei cittadini.
Poi c’è il sociale. Qui von der Leyen ha finalmente parlato del salario minimo europeo, una direttiva fondamentale per la convergenza del mercato del lavoro in tutta Europa. I livelli salariali in tanti Paesi europei non permettono a chi lavora di avere condizioni vita decenti. La povertà lavorativa è un problema persistente nella nostra economia. Se ogni Stato membro ha regolamenti diversi per il mercato del lavoro, rischiamo di innescare una corsa verso il basso degli standard remunerativi. Anche in Italia il salario minimo europeo potrebbe aiutarci, senza mettere in discussione l’autonomia delle parti sociali, ma occupandosi delle categorie di lavoratori che non sono coperti dalla contrattazione collettiva.
Un ultimo appunto sul discorso della von der Leyen: lo Stato di diritto in Ungheria e in particolare in Polonia. L’emergenza Covid può favorire i regimi illiberali, dando loro lo spazio per ritagliarsi più potere e opprimere le minoranze. In Polonia la magistratura è ormai completamente in balia del potere esecutivo e in Ungheria Orban ha di fatto sospeso la democrazia, avocando a sé ogni potere di fronte a un parlamento inerme. Di fronte a queste chiare violazioni dello stato di diritto, le istituzioni europee devono accelerare le procedure di sanzione (come dice l’art. 7 del Trattato) e, come ha chiesto il Parlamento, condizionare l’erogazione dei fondi Ue al rispetto delle norme su democrazia, pluralismo e libertà.