Le elezioni del 20 e del 21 settembre erano considerate uno spartiacque. Sono state le prime in epoca di pandemia, arrivate dopo l’approvazione del Recovery Fund e la ‘svolta storica’ da parte delle istituzioni europee. In concomitanza con la riapertura delle scuole e con i primi segnali di una crisi sociale e economica che deve spingere la politica a intervenire con una visione chiara e tempi certi.
Il test elettorale ha dato risposte chiare. La schiacciante vittoria del SÌ nel referendum costituzionale è arrivata su un quesito preciso e dopo una campagna molto meno politicizzata di quella del 2016. Questa volta i cittadini hanno detto in modo netto che mille parlamentari – che non si ritrovano in nessuna parte al mondo – sono semplicemente troppi. Anche perché oggi vi sono anche 900 consiglieri regionali e circa 80 deputati europei che pure hanno compiti di rappresentanza.
L’affermazione forte del SÌ apre il varco ad altre revisioni, altrettanto importanti come sostenuto dal fronte del NO, in particolare sulla rappresentatività. Possiamo puntare ad una riforma più equilibrata e organica come auspicato sia dai sostenitori del SI’ che da quelli del NO. Abbiamo tuttavia dimostrato che le istituzioni non sono irriformabili e questo non è un aspetto trascurabile.
Dall’altra parte, gli esiti delle regionali sono stati altrettanto positivi. Il PD diventa primo partito quasi dappertutto e le cosiddette ‘roccaforti rosse’ non cedono alla narrazione sovranista delle destre. In particolare la vittoria in Toscana, come quella a febbraio in Emilia-Romagna, racconta di un pezzo di Italia che ci pensa due volte prima di consegnare la maggioranza di governo alla destra nazionalista favorevole a Lukashenko e alleata di Putin.
Questi risultati ci consegnano un paese più stabile e un PD più forte che ha l’occasione di dettare l’agenda di governo su tre priorità: la revisione dei decreti Salvini, la richiesta del MES per le spese sanitarie, le risorse del Recovery Fund.
Il Partito Democratico deve essere perno del governo e baricentro del centro-sinistra, capace di includere al suo interno le istanze civiche e sociali e i contributi del pensiero progressista e cattolico: un ruolo chiave da svolgere nei prossimi mesi in cui è in gioco il futuro dell’Italia.