Il 27 maggio scorso Ursula von der Leyen ha presentato di fronte al Parlamento europeo il Piano europeo per la Ripresa: un pacchetto complessivo che vale oltre 2000 miliardi. Il “Recovery plan for Europe” comprende una duplice risposta: un Quadro finanziario pluriennale per il 2021-2027 rivisto e il nuovo Next Generation EU, il patto generazionale con cui le istituzioni investono oggi per garantire un futuro a tutti domani. La proposta della Commissione ha una portata unica, direi storica, dato che si propone di prendere a prestito sui mercati finanziari 750 miliardi di euro garantiti dall’Unione stessa, dei quali 500 miliardi saranno assegnati agli Stati come contributi diretti e 250 miliardi saranno disponibili come prestiti.
Secondo le prime stime disponibili, l’Italia dovrebbe ottenere 81 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e 90 miliardi di prestiti, per un totale di oltre 171 miliardi di euro. Si tratterebbe dell’equivalente di 5-6 manovre finanziarie annuali, spalmate nei prossimi 4 anni (fino al 2024). Dunque una volta approvato quello che sarà un “pacchetto di ripresa”, auspicabilmente prima dell’estate, toccherà a governo, regioni e ai nostri amministratori locali essere capaci di sfruttare queste risorse fino in fondo. Come ho detto in un’intervista alla Dire (clicca qui per ascoltarla), già dal prossimo autunno sulla legge di bilancio saranno fondamentali per l’Italia per programmare la destinazione di questi finanziamenti fondamentali per il rilancio del nostro paese. La Commissione ha già indicato delle priorità su cui Roma potrebbe focalizzarsi: la riforma della giustizia, la semplificazione del fisco e l’investimento in infrastrutture più sostenibili, ma anche la trasformazione digitale ed industriale, scuola e ricerca. Sono priorità che potremmo fare nostre in Italia e mi auguro che la maggioranza oggi al governo sappia guardare al lungo termine.
I fondi europei sono un’opportunità senza precedenti per smetterla con il business as usual e sostenere una transizione ecologica che protegga l’ambiente, per le generazioni a venire. Lo stesso vale per gli investimenti nel digitale, che sono fondamentali per innovare i servizi al cittadino (penso ad esempio ai benefici per la salute portati dalla sanità digitale). E quindi è positivo che la Commissione metta sul piatto oltre 95 miliardi in più per Horizon Europe, il piano di ricerca europeo dei prossimi 7 anni, a cui affiancherà un sostegno ulteriore di 55 miliardi diretti a finanziare le Regioni più povere e più colpite dalla crisi economica, attraverso le politiche della coesione.
Un’ultima considerazione. Da quando il virus si è diffuso in tutta Europa, faceva malissimo osservare la mancanza di una risposta unica europea nel settore sanitario. Il Next Generation propone di intervenire per evitare che si riproponga una situazione simile, mettendo 9,4 miliardi di euro a disposizione del nuovo programma di coordinamento dei sistemi sanitari europei, chiamato Health4EU. L’Unione sembra aver tratto insegnamento dalla pandemia, adesso tocca all’Italia essere capace di costruire e pianificare il proprio futuro.