Dopo la timida e poco coordinata reazione iniziale, l’Unione europea e le sue istituzioni sembrano aver recepito che siamo dinnanzi a un’emergenza mai vista, paragonabile a una terza guerra mondiale. Le primissime misure adottate risultano in nessun modo soddisfacenti per fronteggiare gli effetti della crisi economica, sanitaria e sociale in corso (dalla deroga al Patto di Stabilità, alla deregolamentazione degli aiuti di Stato, alla possibilità di utilizzare i fondi strutturali non spesi). Finalmente, abbiamo assistito a una svolta.  La Banca Centrale europea ha promesso un nuovo quantitative easing da 750 miliardi di euro per aiutare cittadini, famiglie e imprese. E, nonostante le speculazioni degli euroscettici, questa risposta non è inferiore a quella della Federal Reserve americana e si adegua al principio del “whatever it takes” fortemente voluto da Draghi. Inoltre, il Parlamento europeo si sta muovendo con decisione per sfruttare appieno i 430 miliardi del Fondo Salva-Stati, che potrebbe diventare risorse ad hoc per l’emergenza COVID, con risorse fresche utili per immettere nuova liquidità sul mercato. Come diceva Jean Monnet, l’Europa è la somma delle risposte alle sue crisi più profonde. La crisi è in atto, si valuterà il destino del sogno europeo dalla qualità delle risposte date.