Gli effetti della pandemia sull’economia reale saranno drammatici. Di fronte a una crisi economica, sanitaria e sociale che si protrarrà a lungo, l’Italia e l’Europa dovranno avere il coraggio di sostenere con misure eccezionali e fuori dall’ordinario i servizi, l’industria, le PMI, e tutti gli altri settori strategici (agricoltura, etc. Lunedì 23 Marzo 2020, i Ministri dell’economia dell’Eurozona hanno deciso di allentare la stretta del Patto di stabilità, che ci vincola a rispettare il 3% di deficit. L’approccio dell’austerità ha già dimostrato di non funzionare durante gli anni della crisi del debito sovrano, e ora finalmente arriva un (temporaneo) riconoscimento da pare delle istituzioni europee che la spesa pubblica è necessaria durante la recessione. Lo smantellamento del Patto di stabilità è una tappa rivoluzionaria nella storia del processo di integrazione europea, così come la deregolamentazione degli aiuti di stato che diventano possibili in diversi settori. La decisione poi della Banca Centrale europea di riprendere in mano il bazooka (cf. Infra), con un piano di acquisto di titoli di stato di 750 miliardi fa ben sperare. Ci vorrà pazienza perché le istituzioni dell’UE, bloccate come sempre dai governi nazionali degli Stati rigoristi e di quelli meno favorevoli a una Unione forte, mettano in campo un insieme di strumenti coordinati di risposta alla pandemia. I Coronabond ad esempio dovranno essere il punto di arrivo. La flessibilità immediatamente accordata agli Stati membri è stata comunque un primo passo importante.