Il coronavirus minaccia di diventare un terremoto sociale ed economico senza precedenti nel secondo dopoguerra. E’ un nemico comune e non è più – non doveva mai essere – un affare soltanto italiano.
La rapidità nella risposta all’epidemia è centrale, si è già perso troppo tempo. I paesi europei, Italia in testa ma Francia e Germania a seguire, hanno bisogno di una UE e di una risposta comune. Per questo come delegazione del Partito Democratico a Bruxelles abbiamo presentato una serie di misure ambiziose, sanitarie ed economiche.
Primo. Un coordinamento costante tra gli Stati: sono necessari l’adozione urgente di una raccomandazione del Consiglio per la prevenzione e gestione del virus e l’ampliamento dei poteri della Task Forse guidata dalla Presidente della Commissione Europea.
Secondo. Misure sanitarie comuni: si creino subito una centrale di acquisto europea per reperire farmaci e macchinari, un consorzio europeo di ricerca sul vaccino Covid-19 e una missione specifica di prevenzione e cura del virus nell’ambito del programma Horizon.
Terzo. Risposta al terremoto economico e sociale. La crisi attuale può avere ripercussioni peggiori di quelle del 2008. Ci vuole un intervento continentale e straordinario di Commissione Europea, Governi e banche centrali. Liquidità per le imprese, autonomi e liberi professionisti, accesso al credito, misure per contenere gli impatti sui mercati ed emissione di eurobond per la ripresa a lungo termine.
L’Europa sociale per cui mi sto impegnando a Bruxelles significa infine il sostegno in particolare alle categorie più fragili, come anziani, disabili e persone senza fissa dimora. Chiediamo risorse adeguate, tra cui l’indennità europea di disoccupazione e risorse comunitarie per l’assistenza domiciliare.
Qui trovate il documento che abbiamo presentato. L’impegno e lo sforzo deve essere di tutti, nessuno escluso. L’Europa deve fare la sua parte, ora non si tiri indietro.