Mi rattrista vedere i miei colleghi britannici in lacrime, a pochi giorni dalla data ufficiale della Brexit. Il 29 gennaio abbiamo votato sull’accordo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, e posso dire che purtroppo la vita per i cittadini britannici d’ora in poi sarà più difficile. Più difficile perché costerà di più comprare prodotti europei, più difficile perché non potranno viaggiare per l’Europa come prima, più difficile perché il loro governo conterà meno nelle relazioni internazionali.

Mi auguro che nei prossimi mesi la Gran Bretagna e l’UE trovino un accordo che ci permetta di vivere in armonia da bravi vicini di casa. Serve chiarezza sui rapporti commerciali, per accertarsi che il mercato unico europeo rimanga intero, senza escludere l’Irlanda. Dobbiamo essere sicuri che il governo della Gran Bretagna non abbassi il tiro sugli standard lavorativi e ambientali, altrimenti potrebbe fare dumping alle nostre aziende. E soprattutto c’è bisogno di proteggere i diritti dei 7 milioni di cittadini europei in Gran Bretagna (di cui ben 700.000 italiani!) e del milione di cittadini britannici nell’UE: il Parlamento europeo su questo non farà un solo passo indietro, i diritti dei cittadini devono essere al primo posto.

In ogni caso, è certo che la Brexit è un colpo al cuore dell’Europa. Dobbiamo interrogarci sul perché i britannici siano voluti partire e cambiare l’Unione Europea affinché tutti si sentano parte di una casa comune. Chissà, magari col tempo anche loro capiranno di aver sbagliato, e quello che per ora è un addio sarà un see you later.